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Consiglio Valle | 08 dicembre 2018, 22:23

COMUNICAZIONE POLITICA AUTOGESTITA: Discriminazioni leghiste

Prese di posizione di esponenti Impegno Civico, prima firmataria la Consigliera regiomale Daria Pulz

COMUNICAZIONE POLITICA AUTOGESTITA: Discriminazioni leghiste

Secondo quanto dichiarato dalla Lega di Salvini Valle d’Aosta, nel nuovo bando per il sostegno agli affitti è stato previsto, per i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione Europea, l’obbligo di comprovare di non essere titolari di eventuali proprietà all’estero solo attraverso attestazioni o certificati rilasciati dalle autorità estere, con traduzione in lingua italiana, senza possibilità di ricorrere alla dichiarazione sostitutiva, come è invece previsto, contrariamente a quanto affermato dai leghisti locali, per i cittadini italiani ed europei.

Un colpo di coda finale non proprio inaspettato da parte dei leghisti valdostani, che si adeguano così al continuo, pervicace e crudele lavoro di discriminazione cui quotidianamente si dedicano i leghisti nazionali. Attendiamo di vedere il testo della delibera, per verificare - anche alla luce delle pronunce della Corte costituzionale che, ancora di recente, hanno condannato le discriminazioni fra italiani e stranieri - fino a che punto si siano spinti i leghisti valdostani.

Sull’esclusione della dichiarazione sostitutiva per gli stranieri, il risultato che si ottiene è, come si è già visto a Lodi, quello di ostacolare scientemente il loro accesso alle agevolazioni. Il problema, come abbiamo già visto per Lodi, discende dall’uso strumentale della scandalosa formulazione dell’articolo 3 del D.P.R. 445/2000 che, in materia di dichiarazioni sostitutive, prevede una disciplina differenziata per lo straniero.

Una disposizione incostituzionale che confligge con quanto previsto dalla fonte sovraordinata contenuta nell’art. 2, comma 5, del Decreto legislativo 289/1998 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione) secondo cui “allo straniero è riconosciuta parità di trattamento con il cittadino relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi, nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’accesso ai pubblici servizi, nei limiti e nei modi previsti dalla legge”.

In termini analoghi si esprime (ancora, per fortuna!) anche il diritto europeo: l’articolo 11 della Direttiva n. 2003/109/CE, relativa allo status dei cittadini di Paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo (in tutto equiparati ai cittadini italiani per l’accesso ai servizi), prevede, infatti, che “il soggiornante di lungo periodo gode dello stesso trattamento dei cittadini nazionali per quanto riguarda: […] le prestazioni sociali, l’assistenza sociale e la protezione sociale ai sensi della legislazione nazionale.”

Alla luce di questa disciplina, è illegittimo pretendere, ai sensi di una fonte regolamentare in contrasto con essa, l’attestazione o la certificazione dallo straniero e non dal cittadino, anche quando l’attestazione o la certificazione da parte dello straniero sia difficoltosa o impossibile, come spesso accade nei Paesi devastati da guerre (dove, peraltro, avere una misera proprietà non conterebbe più niente).

Valuteremo, sotto questo e altri profili, la deliberazione della Giunta e promuoveremo in tutte le sedi, anche giudiziarie, le azioni necessarie per garantire il rispetto del principio di uguaglianza.

Daria Pulz, Carola Carpinello, Jeanne Cheillon e Alex Glarey

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