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ECONOMIA | 07 dicembre 2018, 11:57

La povertà ha raggiunto il 25% della popolazione ma scende in VdA

La povertà ha raggiunto il 25% della popolazione ma scende in VdA

In Italia più di un residente su quattro è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Con un reddito insufficiente, in condizione di gravi difficoltà materiali, con un lavoro troppo scarso per sostenere la famiglia.

L’Istat stima che nel 2017 il 28,9% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o di esclusione sociale, in miglioramento rispetto al 2016, quando era il 30,0%. In ogni caso si tratta di oltre un quarto della popolazione. Le più a rischio sono le famiglie numerose, quelle in cui c’è un solo componente che percepisce reddito, le famiglie con stranieri.

L’Istat dice che “risulta pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6% nell’anno precedente) mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8%, da 12,8%)”.

La condizione di grave deprivazione si ha quando ci sono una serie di carenze e difficoltà (il criterio è che ricorrano almeno quattro segnali di difficoltà su un elenco di nove) che comprendono l’arretrato nel pagamento di bollette, affitti, mutui e prestiti, l’impossibilità di riscaldare bene casa, il non poter sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto adeguato una volta ogni due giorni, una settimana di vacanza l’anno lontano da casa, una tv a colori, una lavatrice, un’automobile o un telefono.

Il Mezzogiorno rimane, spiega l’Istat, l’area più esposta al rischio di povertà o esclusione sociale (44,4%), seppur in diminuzione rispetto al 2016 (46,9%). Il rischio è minore e in calo nel Nord-est (16,1% da 17,1%) e, in misura meno ampia, nel Nord-ovest (20,7% da 21,0%). Nel Centro la quota è stabile al 25,3%. Le famiglie con cinque o più componenti, pur registrando un miglioramento, si confermano le più vulnerabili al rischio di povertà o esclusione sociale (sono il 42,7%; era il 43,7% nel 2016).

A rischio povertà ed esclusione sociale sono più delle altre, inoltre, le famiglie di coppie con tre o più figli (41,1%, in sensibile miglioramento dal 46,1% dell’anno precedente), le famiglie con tre o più minori(44,5% dal 47,3%), ma anche quelle monogenitore (38,8%). Per le famiglie con cinque o più componenti il rischio di povertà e la grave deprivazione sono rispettivamente pari a 33,6% e 15,2%.

Nel dettaglio territoriale, Valle d’Aosta (2017 4,4% - 2016 4,8 % ), Emilia-Romagna (4,6%), Trentino Alto Adige (4,9%), Lombardia (5,5%), Toscana (5,92017 (4,4% ) -2016 ( 4,8% ), Veneto (6,1%), Piemonte (6,8%), Friuli Venezia Giulia (6,9%), Trento (7,8%), Lazio (8,2%), Liguria (8,5%) e Marche (8,8%) mostrano i valori più bassi dell’incidenza di povertà relativa e inferiori alla media nazionale (Prospetto 16).

La Calabria, discostandosi significativamente dalle altre regioni del Mezzogiorno e dalla media di ripartizione, presenta il valore più elevato (35,3%), seguita da Sicilia (29,0%) e Campania (24,4%). La Puglia mostra un incremento dell’incidenza di povertà relativa rispetto al 2016 (da 14,5 a 21,6%), in linea con la ripartizione del Mezzogiorno (da 19,7 a 24,7%).

bruno albertinelli

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