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Chez Nous | 07 novembre 2018, 23:29

I politichini cecchini del casino

I politichini cecchini del casino

La storia recente del casino parte da lontano, parte dai tempi di Ego Perron che licenzio l’allora Amministratore unico Luca Frigerio. Poi la gestione Lorenzo Sommo. E quindi la svolta con il ribaltone favorito dai traditori elettorali che hanno portato al governo Pierluigi Marquis con Albert Chatrian che avrebbero dovuto rivoltare anche il casino con un piano industriale che faceva acqua da tutte le parti. Fu quella la stagione degli incarichi a go-go, ma il casino non si risollevò; anzi. Poi è arrivato Stefano Aggravi che da segretario del presidente del Valfidi ha scalato il mondo della finanza milanese per approdare prima alla lista della Lega e poi alla sedia di assessore alle Finanze con delega al casino.

Dopo il 26 giugno Aggravi ha fatto l’impossibile per accompagnare il casino in via Olietti: ha fatto tutto il contrario di tutto. Ha votato una risoluzione con la sua ex maggioranza per salvare il casino ma poi ha fatto tutto il contrario.

La Giunta Spelgatti-Aggravi ha agito come prendesse ordini da Milano e da chi voleva far chiudere il casino valdostano che può contare solo sulla Regione contrariamente al casino di Campione che ha la copertura dello Governo e quindi può pensare alla riapertura.

Aostacronaca.it aveva già scritto la storia in tempi non sospetti. Ciò che sta avvenendo fu previsto puntualmente e gli autonomisti sono stati a guardare. Anzi: avevano presentato una mozione per votare la sfiducia ad Aggravi ma poi la ritirarono e così Aggravi poté portare a termine il suo mandato.

Infatti nominò in sostituzione di Giulio Di Matteo, voluto da Chatrian,  un CdA fantasma che appena prese le misure delle sedie rinunciò all’incarico. Nel frattempo Aggravi e Di Matteo si rivolsero alla Procura per tutelare i rispettivi interessi. Ed è proprio da quegli esposti depositati alla Procura di Aosta che si incardina la richiesta di fallimento del casino rafforzata dalla richiesta di concordato preventivo.

Licenziato Di Matteo, tornato a casa il CdA, Stefano Aggravi ha nominato un nuovo amministratore unico esperto in fallimenti aziendali. “Spiace che sia arrivato adesso che le cose stavano cominciando ad andare bene, le interlocuzioni con le banche procedevano bene per uscire da questa situazione di crisi. Anche oggi avevamo ricevuto risposte positive" ha commentato Aggravi la richiesta di fallimeno richiesta dalla procura. Affermazione che fa a pugni con la revoca del fido operato dalla BccV.

Pare quasi che Stefano Aggravi sia stato imposto prima in lista e poi al governo da via Bellerio con l’obiettivo di far chiudere il casino. C’è da chiedersi come può un valdostano agire come ha agito Aggravi. Rimane da capire se lo ha fatto scientemente. Sicuramente non ha agito da autonomista perché fare perdere alla Valle d’Aosta i 15 milioni di euro all’anno che incassa da casino è da incoscienti.

Pare di rivivere il 1983; il blitz di San Martino. Mancano infatti tre giorni a quella notte di san Martino di 35 anni fa quando uno spiegamento di forze che nemmeno sono impegnate per le operazioni antimafia invase la Valle. Allora fu una stagione cruenta e la politica venne decapitata con arresti e incarcerazioni. Oggi non ci sono arresti ma la decapitazione di una classe politica è dietro all’angolo con la Corte dei Conti chiede esorbitanti rimborsi ai Consiglieri regionali che hanno deliberato finanziamenti al casino. Davanti alla Giustizia ordinaria pendono poi alcuni processi sempre legati ai finanziamenti al casa da gioco.

Ma Aggravi e la Spelgatti sono al loro posto. Stanno riuscendo a far chiudere la più importante azienda valdostana. Merito di chi ha ritirato quella mozione contro l’assessore alle Finanze che se fosse stato rimosso forse oggi si poteva scrivere un’altra cronaca.

In poco più di quattro mesi Aggravi è riuscito a portare il casino sull’orlo della chiusura. E c’è ancora chi tentenna, come il PnV, a mantenere la poltrona e togliere ossigeno alla Valle.

La situazione, forse, non è ancora del tutto compromessa. Il casino si può ancora salvare, la Valle anche. Costi quel che costi gli autonomisti si sbrighino a mettere assieme i 18 voti  per formare una nuova maggioranza. Diversamente avranno sulla coscienza, e gli elettori se ne ricorderanno, il fallimento della Valle perché collaborazionista con Aggravi ed i suoi amici verdi sul nero.  

piero.minuzzo@gmail.com

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