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AMBIENTE | 15 agosto 2018, 08:00

L'OPINIONE DI FABRIZIO ROSCIO: Cosa è rimasto di Valle Virtuosa

L'OPINIONE DI FABRIZIO ROSCIO: Cosa è rimasto di Valle Virtuosa

Nei giorni scorsi Valle Virtuosa ha diffuso una nota nella quale sostiene che la realizzazione dell’impianto di trattamento dei rifiuti è in grave ritardo. Per velocizzarne la realizzazione la Giunta ed il Consiglio hanno scelto la formula del “project financing”. Per gli utenti vi sarà la beffa di pagare un impianto che avrà una vita più corta mentre i gestori potranno ottimizzare i loro profitti per i prossimi venti anni.

Fabrizio Roscio, tra i promotori di Valle Virtuosa, già consigliere regionale e assessore regionale all'Ambiente, esprime alcune considerazioni nel quale non si dilunga a ripercorrere le vicende, né a entrare in dettagli tecnici. Ma fa alcune puntualizzazione perché "certe cose non si possono sentire, viene da dubitare della buona fede di chi le dice".

Queste le considerazione di Roscio per punti:

1) Valle Virtuosa, all'epoca del referendum 2012 era un'associazione apartitica, che aveva la sua forza nella credibilità tecnica e soprattutto negli amministratori locali che aderivano e nei cittadini indipendenti. E oggi cosa ne è rimasto? A parte le innumerevoli proteste contro qualunque scelta del governo di turno (quotazione CVA, referendum costituzionale, infrastrutture ferroviarie, questione lupo, e chi più ne ha più ne metta) l'associazione è oggi politicamente apertamente schierata, e con ranghi ben ridotti, per cui non è ben chiaro in base a quale motivo possa arrogarsi di rappresentare la cosiddetta società civile.

2) cercare di dimostrare tesi preconfezionate, omettendo una parte della realtà, anche storica, non è propriamente un metodo condivisibile, almeno dal mio pdv. Ad esempio non si può pensare che certe contingenze storiche non condizionino le scelte degli amministratori. Inutile dilungarsi sulla situazione critica dello scorso anno, con il rischio concreto e per niente rassicurante di commissariamento, ma una gestione pubblica del servizio integrato dei rifiuti prevede molti attori, i comuni in primis. Questi ultimi vogliono, e possono, intraprendere tale strada? Eppure i risultati conseguiti dagli enti locali nelle raccolte condizionano non poco quello che succede a valle, in capo alla Regione.

3) si critica la scelta della concessione di servizi, ma si dimentica che l'unica alternativa allora praticabile sarebbe stata l'emergenza. Si dimentica che il progetto di partenza (per realizzare impianti a freddo: per stabilizzare la frazione indifferenziata non recuperabile e per massimizzare il recupero di materia) è stato messo a gara europea, mi domando cosa ci sia di più trasparente, e costituiva la base di partenza, per le offerte migliorative da parte di aziende operanti nel settore. Il privato non è libero di fare le tariffe, ma presenta un piano finanziario e la Regione controlla. Peraltro si omette un aspetto tutt'altro che trascurabile: tutti gli investimenti ricadono in tariffa, sia che li faccia un privato, sia che li faccia il pubblico.

4) l'assunto che pubblico sia buono, mentre privato sia male è contestabile e ci sono esempi vicini e lontani, basti pensare ad alcune partecipate, anche valdostane, o alla nota vicenda dell'ASA canavesana.

5) certe affermazioni, o meglio certe allusioni ai limiti della querela, sono gravissime e offensive, perché si tenta di fare passare l'idea che certe scelte siano in odore di affari personali e di corruzione. Sono così gravi che se si hanno elementi certi bisogna andare in procura, altrimenti è più prudente e opportuno stare zitti.

Saluti Fabrizio Roscio


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