AGENDA DEL VESCOVO MONS. FRANCO LOVIGNANA
Mercoledì 20 giugno
Vescovado - mattino
Udienze
Giovedì 21 giugno
Cattedrale - ore 15.00
Incontro e S. Messa con gli "Adultissimi" dell'A.C.I. Piemonte e Valle d'Aosta
Venerdì 22 giugno
Vescovado - mattino
Udienze
Sabato 23 giugno
Saint-Oyen, Monastero Regina Pacis - ore 11.30
S. Messa per il ritiro degli Oblati benedettini
Domenica 24 giugno
Saint-Vincent, Piccola Casa della Divina Provvidenza - ore 10.30
S. Messa con la comunità e gli ospiti
Martedì 26 giugno
Vescovado - mattino
Udienze
Mercoledì 27 giugno
Fénis, Tsanté de Bouva - ore 11.00
S. Messa per il raduno della Coldiretti Piemonte e Valle d'Aosta
•Le Messager Valdotain celebra mercoledì 20 giugno Notre-Dame de la Consolation
La Chiesa onora Beata Vergine Maria Consolatrice (La Consolata) Venerata a Torino
La devozione torinese verso la Consolata, Patrona dell’ Arcidiocesi, è certamente la più sentita oltre ad essere la più antica. Le origini sono remote, secondo la tradizione il protovescovo S. Massimo fu il costruttore di un’antica chiesa mariana proprio a ridosso delle mura cittadine, presso la torre angolare i cui resti sono ancora visibili. Simbolicamente allineato alle antiche mura, a prova della protezione, sorge oggi l’altare maggiore in cui è collocata la veneratissima effige. Originale è il titolo di “Consolata”, probabilmente un’antica storpiatura dialettale, “la Consolà”, del più consueto “Consolatrix afflictorum”. Per noi è bello pregare Maria meditando che Consolata da Dio è più che mai Consolatrice nostra.
Nella storia remota sull’origine del Santuario troviamo l’anziano Re Arduino di Ivrea che, ritiratosi nell’Abbazia di Fruttuaria, ebbe in sogno disposizione dalla Madonna, insieme a S. Benedetto e S. Maria Maddalena, di costruire tre chiese a lei dedicate: la Consolata, Belmonte nel Canavese e Crea nel Monferrato. Nel 1104 la Vergine apparve anche ad un cieco di Briancon, Giovanni Ravachio, a cui disse di recarsi a Torino dove, trovando un quadro che la rappresentava, avrebbe acquistato la vista. Il cieco ottenne ascolto solo dalla donna di servizio. Messosi in viaggio per un momento gli si aprirono gli occhi presso Pozzo Strada (oggi vi sorge la parrocchia dedicata alla Natività di Maria) e vide da lontano il campanile di S. Andrea (antico titolo del Santuario). Giunto finalmente alla meta, scavando, trovò l’immagine della Vergine e acquistò la sospirata vista.
Probabilmente l’icona era stata nascosta durante l'imperversare dell’eresia del vescovo iconoclasta Claudio, affinché non fosse distrutta. Accorse il vescovo Mainardo, allora residente a Testona di Moncalieri, e la miracolosa immagine venne ricollocata con i dovuti onori. Quest’effige oggi non esiste più mentre vi è nella parte bassa del Santuario la cappella sotterranea detta “delle Grazie”. Il complesso abbaziale di S. Andrea era retto dai benedettini che vi avevano trovato rifugio dopo essere fuggiti dalla Novalesa a causa delle scorribande saracene. Della loro presenza ci restano il millenario imponente campanile in stile romanico-lombardo, opera del monaco-costruttore Bruningo, e le reliquie di S. Valerico Abate, collocate nell’altare a lui dedicato. Ai benedettini subentrarono poi i Cistercensi Riformati, detti Fogliensi.
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