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In Breve

| 26 maggio 2018, 09:30

Tra i due litiganti…..il terzo piange

Tra i due litiganti…..il terzo piange

Tempo fa, ma sembrano passati secoli perché nel frattempo è successo di tutto, ebbi a ironizzare sui due leoni che si fronteggiavano sulla scena politica valdostana. Allora, ingenuamente, pronosticavo un rapido ricongiungimento per interessi e opportunità comuni. Cosa che non si è affatto verificata, tant’è che oggi i ”micioni” sono intenti a leccarsi le ferite di una battaglia che li vede entrambi sconfitti.

Allora, però,  non ho valutato un terzo leone, che più di tutti ha ragione di rammaricarsi della situazione. Parlo del Leone rampante (con tanto di doverosa maiuscola) che da secoli rappresenta la nostra regione e che siamo abituati a vedere come emblema della “valdostanità”.

Simbolo di regalità e di forza del nostro popolo, oggi lo troviamo dolente per essere stato ingabbiato da personalismi  e ambizioni, privato della sua dignità e smembrato in corpuscoli che più nulla hanno dell’originaria dignità. Gli hanno mozzato gli artigli a suon di imbrogli e voltafaccia, divisioni e ambiguità, e oggi a pagarne le spese non sono solo i fautori della disgregazione, ma siamo tutti noi valdostani. Usciamo dalle ultime elezioni confusi e rattristati. Si parla di un risultato epocale, ma l’espressione non ha la connotazione celebrativa e ottimista che vorrebbe evocare.

Chi ha perso  tende ad eclissarsi per studiare le solite ipocrite difese, ma anche chi ha vinto, anziché esultare, si barrica dietro posizioni arroganti o imbarazzati silenzi. Noi, sudditi  orgogliosi di quel Leone lontano anni luce dalle piccolezze della politica attuale, stentiamo a riconoscerci nel caotico susseguirsi di congetture su un prossimo governo nelle quali, al di là di un’autonomia sbandierata a vanvera da tutti, non leggiamo alcun interesse per il popolo valdostano, ma piuttosto la solita astiosa cupidigia di un posto di potere.

E’ vero, siamo noi ad aver votato (anzi, a ”non” aver votato), ma non ho sentito nessuno convinto di aver fatto la cosa giusta. Troppi sentimenti  ambigui e contrastanti, per quanto giustificati dagli avvenimenti,  ci hanno ispirati alle urne distogliendoci dalle fedi ideologiche, di qualsiasi direzione politica fossero, in cui credevamo. Oggi si parla tanto (purtroppo per la nostra vita democratica) di voto di protesta. Anche in questa occasione se ne sono visti i risultati, con i brandelli della nostra realtà politica sparsi al vento dell’incertezza, e “vincitori” che non si parlano e non collaborano.

A me, paradossalmente, il vero voto di protesta sembra quello che ha portato comunque in maggioranza il leone rampante: il dimezzamento dei voti è senza dubbio l’aspetto più palese. Ma, a ben guardare l’umore post votazione della gente, il messaggio sembra essere “ti abbiamo dato la fiducia a denti stretti per non veder sparire un pezzo della nostra storia, ma questa è l’ultima occasione: vogliamo un rinnovamento concreto che riporti l’emblema leonino della regione a ruggire di orgogliosa fierezza, non accetteremo altri leoni in campo che lottino per un territorio solo loro e non della comunità.”

Capito, signori politicanti?

panta rey

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