/ FEDE E RELIGIONI

FEDE E RELIGIONI | 23 maggio 2018, 09:30

PAPA: Le preoccupazioni di Francesco

PAPA: Le preoccupazioni di Francesco

«Andate avanti» li aveva esortati nel maggio 2013 incontrandoli per la prima volta in Vaticano a poco più di due mesi dalla sua elezione. E oggi, cinque anni dopo quell’assemblea, Francesco è tornato a incalzare i vescovi italiani, ringraziandoli per il lavoro fin qui compiuto ma non nascondendo loro «tre preoccupazioni» su altrettante questioni cruciali per la vita della Chiesa italiana: la crisi delle vocazioni, la povertà evangelica e la trasparenza nella gestione dei beni, la riduzione e l’accorpamento delle diocesi.

Nell’aula nuova del Sinodo, dove i presuli si sono riuniti nel pomeriggio di lunedì 21 maggio per la settantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), il Papa ha aperto i lavori con un discorso molto chiaro e concreto. «Dobbiamo incominciare con le cose pratiche» ha puntualizzato subito, invitando più volte i vescovi a non accontentarsi dei traguardi raggiunti.

«Nella Cei si è fatto molto negli ultimi anni» ha riconosciuto, ma «si deve fare ancora un po’ di più su alcune cose». Sotto la lente del Papa anzitutto il problema della «emorragia di vocazioni» che non risparmia la Chiesa italiana e che è il «frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro», ma anche della «tragica diminuzione delle nascite», degli scandali e della «testimonianza tiepida».

Per Francesco «è triste vedere questa terra, che è stata per lunghi secoli fertile e generosa nel donare missionari, suore, sacerdoti pieni di zelo apostolico, insieme al vecchio continente entrare in una sterilità vocazionale senza cercare rimedi efficaci». Da qui la proposta di «condivisione fidei donum» dei sacerdoti: un «sistema» che «certamente arricchirebbe tutte le diocesi che donano e quelle che ricevono».

Il Papa ha poi richiamato i vescovi al senso della «povertà evangelica», senza la quale «non c’è zelo apostolico, non c’è vita di servizio agli altri». Chi crede «non può parlare di povertà e vivere come un faraone» ha ammonito; ed è «molto scandaloso trattare il denaro senza trasparenza o gestire i beni della Chiesa come fossero beni personali». Francesco ha fatto esplicito riferimento agli «scandali finanziari» che hanno coinvolto alcune diocesi, ricordando «il dovere di gestire con esemplarità, attraverso regole chiare e comuni, ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vigna».

Da ultimo il Pontefice è tornato sull’urgenza di una riorganizzazione delle diocesi italiane, che devono essere ridotte e accorpate. Si tratta «di un’esigenza pastorale, studiata ed esaminata più volte già prima del Concordato del ’29». Il Papa — che già nel 2013 aveva chiesto alla Cei di «ridurre un po’ il numero delle diocesi» — ha citato le parole con cui Paolo vi nel 1964 e poi nel 1966 ne segnalava l’«eccessivo numero» e avvertiva la necessità di «procedere alla fusione».

Dunque, «stiamo parlando di un argomento datato e attuale, trascinato per troppo tempo. E credo sia giunta l’ora di concluderlo al più presto».

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore