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FEDE E RELIGIONI | 21 marzo 2018, 09:30

PAPA: Una Chiesa che non rischia

PAPA: Una Chiesa che non rischia

Una Chiesa che non è capace di rischiare invecchia. Lo ha ricordato Papa Francesco agli oltre trecento ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo che lunedì 19 marzo si sono ritrovati a Roma, nel Pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae, per dare inizio alla riunione preparatoria della quindicesima assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

Con loro il Pontefice ha trascorso l’intera mattinata, dialogando a viso aperto su questioni cruciali della vita della società e della Chiesa. Ai presenti si sono uniti, grazie a internet, più di quindicimila giovani di tutti i continenti, che fino a sabato daranno vita a un confronto destinato a orientare i partecipanti alla prossima assise sinodale in programma ad ottobre. Nel discorso che ha aperto i lavori il Pontefice ha esortato i partecipanti al coraggio di lasciarsi interpellare dalla realtà e di porre con franchezza domande e interrogativi.

«Spesso — ha constatato — siete emarginati dalla vita pubblica ordinaria e vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani». Un tema, quello del lavoro, al quale Francesco ha dedicato considerazioni severe e allarmate, ricordando che senza un’occupazione i giovani cadono preda della depressione o si lasciano vincere dalla tentazione della violenza e delle dipendenze.

Guardando al prossimo sinodo il Papa ha rivolto a tutta la comunità ecclesiale un appello affinché «riscopra un rinnovato dinamismo giovanile». Anche nella Chiesa, ha riconosciuto, «dobbiamo imparare nuove modalità di presenza e di vicinanza». Si tratta di «un invito a cercare nuovi cammini e a percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa».

Una missione da compiere senza cedere alla paura, «anche se ciò comporta dei rischi», Perché, ha puntualizzato, «un uomo, una donna che non rischia, non matura». E «un’istituzione che fa scelte per non rischiare rimane bambina, non cresce». Nel successivo dialogo con cinque giovani il Pontefice, sollecitato da una domanda specifica, si è soffermato sul dramma dello sfruttamento delle donne attraverso la prostituzione, definita un crimine contro l’umanità. «Questa — ha detto — è una delle lotte che io chiedo a voi giovani di fare: per la dignità della donna».

E, dopo aver denunciato che tra i clienti delle prostitute ci sono molti battezzati, ha scandito: «Io voglio approfittare di questo momento per chiedere perdono a voi e alla società, per tutti i cattolici che fanno questo atto criminale». Parlando poi del discernimento, Francesco ha invitato i giovani a non «anestetizzare» le domande che salgono dal cuore. «È importante aprire tutto, non truccare i sentimenti, non mimetizzare i sentimenti» ha raccomandato, sottolinenando che questo costituisce «l’inizio di un processo di discernimento che deve andare avanti e dura tutta la vita».

Quanto al tema dell’educazione, il Pontefice ha riproposto i rischi del «mondo virtuale», che «può portare a un livello di alienazione molto grande», e ha esortato a «saperlo usare e non permettere che ci schiavizzi allontanandoci dal concreto». Per il Papa bisogna lavorare per «cercare di salvare le persone dalla realtà gassosa, dal liquido della virtualità, perché la virtualità sia radicata nel concreto». Anche la figura del prete è stata al centro del colloquio tra i giovani e il Pontefice, che si è detto «preoccupato» perché talvolta «si confonde il ruolo paterno del sacerdote e lo si riduce a un ruolo dirigenziale: il boss».

In realtà, un consacrato «che non è testimone di Cristo fa tanto male» e oltretutto «disorienta la gente». Occorre allora una «doppia testimonianza», perché «quella che deve essere testimone di Cristo è la comunità: il sacerdote è testimone di Cristo in quanto membro di quella comunità».

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