/ INTEGRAZIONE E SOLIDARIETÀ

INTEGRAZIONE E SOLIDARIETÀ | 04 ottobre 2017, 08:35

Ius Soli motivo di scontro politico e sociale

Ius Soli motivo di scontro politico e sociale

E’ di questi mesi uno scontro politico forte sulla questione delle modalità di acquisto della cittadinanza italiana da parte di figli di cittadini stranieri nati in Italia; questione  nota alle cronache come “ius soli”. Come porsi avanti ad una tale problematica; si può ritenere che l’attuale sistema legislativo, in merito ai figli di cittadini stranieri, nati in Italia, sia inadeguato o lesivo degli interessi dei minori e pertanto discriminatorio?

Oggi la regola generale in materia è fissata dall’art. 4 ultimo comma della legge 91 del 1992 che testualmente recita: “Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore eta', diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data.” Norma semplice e lineare che demanda la decisione sulla cittadinanza, quindi, sulla scelta di appartenere non solo ad uno stato, ma anche alla sua cultura e di condividerne principi e doveri, al minore che, divenuto maggiorenne ed avendo conosciuto il sistema culturale e sociale italiano, sin dalla sua nascita, lo può giudicare, valutandolo o più o meno confacente agli altri valori culturali a lui trasmessi dalla famiglia in cui è nato e vissuto.

Questo metodo che, a giudizio di chi scrive appare assai razionale, non è, poi, in alcun modo discriminatorio per il minore straniero nato sul suolo italiano ed ivi residente, posto che la legislazione italiana attuale assicura a tutti gli stranieri minorenni comunque presenti in Italia, quindi, anche quelli non nati sul suolo italiano o anche entrati irregolarmente, gli stessi diritti previsti per i minori italiani, le stesse garanzie di accesso all’istruzione di ogni ordine e grado, le stesse prerogative per l’accesso al sistema sanitario nazionale.

Appare, quindi, strano veder alzare barricate ideologiche su di una questione che il nostro sistema legislativo ha già risolto in maniera coerente e razionale, salvo non voler perseguire finalità indirette e non apertamente dichiarate e allo stato non intuibili. Certo, è possibile che il legislatore di oggi voglia cambiare atteggiamento nei confronti degli stranieri che nascono sul suolo italico introducendo criteri meno “rigorosi” di quelli attuali, per favorire l’integrazione.

Ma siamo sicuri che una cittadinanza concessa sul solo presupposto della nascita in un determinato luogo sia ciò che favorirà la futura integrazione sociale, oppure basteranno cinque anni di scuola, per il minore che è entrato in Italia entro il dodicesimo anno di età, per far propri i valori e i principi connessi all’apparenza ad una patria e ad un popolo. L’essere cittadino di una nazione, ad avviso di chi scrive, è conseguenza di un rapporto osmotico tra la cultura dei padri interagente con i valori e principi condivisi in un determinato territorio, luogo storico in cui quei valori si sono formati.

La lingua, la religione, la tradizione culturale, l’esperienza diffusa di valori condivisi formano il cittadino: sulla base di ciò, quindi, il parametro del rapporto duraturo e consolidato temporalmente appare assi più razionale come metodo per la concessione del diritto di cittadinanza che non il semplice dato della nascita in un determinato luogo o la frequentazione di un ciclo scolastico quinquennale. Questo nuovo metodo di concessione della cittadinanza darà origine a nuovi italiani o a italiani di cultura, lingua, tradizioni cinese, marocchina, pakistana, brasiliana, senegalese, statunitense…?

Chi scrive non ha risposte sul punto, ma certo è che modifiche normative che possono incidere profondamente nel tessuto sociale dovrebbero essere condivisi da tutte le forze politiche del paese e non “imposte” a maggioranza semplice in un contesto di fine legislatura.

Pietro Brovarone

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore