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FEDE E RELIGIONI | 23 giugno 2017, 09:30

PAPA: Il sangue sigillo della testimonianza

PAPA: Il sangue sigillo della testimonianza

Una nuova condanna della guerra e delle «insensate violenze perpetrate dal terrorismo fondamentalista» è stata espressa dal Papa durante l’udienza ai partecipanti alla novantesima sessione plenaria della Riunione delle opere di aiuto alle Chiese orientali (Roaco), ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 22 giugno, nella Sala Clementina.

Riferendosi ai «drammatici avvenimenti» che nel corso dei decenni hanno segnato la vita delle Chiese orientali, il Pontefice ha denunciato in particolare il dramma dei cristiani in Siria, Iraq ed Egitto, vittime dei conflitti armati e della violenza terroristica.

«Tutte queste vicende — ha affermato — ci hanno fatto attraversare l’esperienza della croce di Gesù»: essa «è causa di turbamento e sofferenza, ma al tempo stesso è fonte di salvezza». Infatti, ha ribadito ripetendo le parole pronunciate il giorno dopo la sua elezione, «se camminiamo senza la croce, se edifichiamo senza la croce e se confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore».

Nel suo discorso il Papa ha anche toccato alcuni dei temi dell’assemblea. Parlando della formazione dei seminaristi e dei sacerdoti, ha sottolineato la «scelta di radicalità espressa da molti di loro» e la «eroicità della testimonianza di dedizione a fianco delle loro comunità spesso molto provate».

Ma ha segnalato pure la tentazione di ricercare «uno status sociale» o un «ruolo di guida secondo criteri di affermazione umana o secondo schemi della cultura e dell’ambiente». Per evitare questo rischio, ha raccomandato di «alimentare sempre lo stile di prossimità evangelica» e di non smarrire la capacità di sentirsi «pietre vive strette a Cristo, che è la pietra angolare».

Nel ricordare, infine, che «in Oriente, anche ai giorni nostri, i cristiani — non importa se cattolici, ortodossi o protestanti — versano il loro sangue come sigillo della loro testimonianza», il Pontefice ha parlato della situazione dei fedeli orientali «costretti a emigrare», auspicando che «possano essere accolti nei luoghi dove giungono, e possano continuare a vivere secondo la tradizione ecclesiale loro propria».

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