26 aprile 2017 «Basta un solo uomo perché ci sia speranza, e quell’uomo puoi essere tu. Poi c’è un altro “tu” e un altro “tu”, e allora diventiamo “noi”. E quando c’è il “noi”, comincia la speranza? No. Quella è incominciata con il “tu”. Quando c’è il noi, comincia una rivoluzione».
In un videomessaggio a giovani nordamericani riuniti in Canada, Papa Francesco ha ribadito con forza che «per noi cristiani il futuro ha un nome e questo nome è speranza». Quando a Roma erano le 3 del mattino di mercoledì 26 aprile il Pontefice è intervenuto all’incontro internazionale «Ted 2017 - The future you» (Il futuro sei tu) di Vancouver. Ted è un’organizzazione che ha come obiettivo «diffondere idee di valore».
Istituita 25 anni fa in California, nella sua conferenza annuale Ted invita pensatori e creatori del mondo a parlare per 18 minuti. Nel suo intervento il Pontefice, dopo aver ricordato di essere nato in una famiglia di migranti, ha rilanciato l’importanza della solidarietà: «parola — ha denunciato — che tanti vogliono togliere dal dizionario». Prendendo spunto dalla «crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche» ha quindi asupicato che a essa possa corrispondere «anche una sempre maggiore equità sociale. Come sarebbe bello se, mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, riscoprissimo i bisogni del fratello e della sorella che mi orbitano attorno», ha aggiunto sottolineando che «solo l’educazione alla fraternità, può superare la “cultura dello scarto”».
Come icone il Papa ha offerto il buon samaritano e madre Teresa di Calcutta, esortando a imitarne il comportamento anche se sembra difficile, perché — ha spiegato — «nella notte dei conflitti che stiamo attraversando, ognuno di noi può essere una candela accesa che ricorda che la luce prevale sulle tenebre».