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Zona Franca | 25 marzo 2017, 11:30

L'OPINIONE DI UN LETTORE: Non festeggio l'Europa che ci vuole poveri e indifesi

La povertà e la crisi attanagliano alcuni Paesi europei (immagine da sito web orsomarsoblues)

La povertà e la crisi attanagliano alcuni Paesi europei (immagine da sito web orsomarsoblues)

Gentile direttore, sono uno studente di Scienze politiche e delle relazioni internazionali, appassionato di elezioni politiche, sistemi elettorali, strategia elettorale e geopolitica, che ha fatto un Erasmus di 6 mesi a Barcellona e che sta cercando uno stage all’estero.

Sembro il perfetto europeista nel XXI secolo. Invece io oggi non festeggerò i 60 anni della firma dei Trattati di Roma. Non festeggerò perché credo che ci sia poco da festeggiare. E non mi riferisco alle costruzioni artificiali che danno la colpa di tutto ai populismi, senza peraltro sapere quale sia il vero significato di tale termine (che invito i lettori a ricercare), mi riferisco bensì alla distruzione dello spirito europeo originario, ovvero l’addio ad una confederazione politica in nome di una unione economica per puri ed unici interessi finanziari.

Non festeggio un sistema che ha prodotto il 25% di europei a rischio povertà. Non festeggio un sistema che nel nome del capitale ha prodotto un tasso di disoccupazione dell’8,5%. Non festeggio un sistema che per la retorica delle porte aperte e dell’accoglienza favorisce il business delle cooperative sugli immigrati, gli scafisti e il terrorismo inevitabilmente connesso. Non festeggio un sistema che per inseguire gli USA di Obama ha imposto sanzioni alla Russia che ci sono costate come UE più di 100 miliardi di euro e 400.000 posti di lavoro, come Italia 12 miliardi di euro e 80.000 posti di lavoro!

Non festeggio un sistema che mi dice sia impossibile fare qualsiasi cosa che sia diversa dalla linea battuta a Bruxelles (tipo uscire dall'euro), che mi insulta quando voto un candidato diverso dal prescelto dalle élite e che mi multa se non rispetto le loro disposizioni.

Non festeggio un sistema che si contrappone ad ogni richiesta di autonomia territoriale - come in Catalunya, Scozia, Veneto e Lombardia - ma al contrario vuole accentrare tutte le decisioni, il potere e la sovranità in capo a se, soffocando i localismi ed eliminando le differenze che hanno arricchito e formato l'Europa in tutti questi secoli. Non festeggio un sistema che mi vuole far credere che i britannici siano diventati di colpo dei matti per aver votato Leave mentre tratta con Erdogan per far entrare la Turchia in UE.

Non festeggio un sistema che ha distrutto i sogni di milioni di giovani come me, che non si definiscono anti- europeisti ma eurocritici.

Perché non c’è nulla di più bello e di più democratico (visto che ora questa parola va di moda, purtroppo anche in un uso distorto) che criticare un sistema, metterlo in discussione, soprattutto se quel sistema si è ripiegato su se stesso, ha cambiato strada in ottica di interessi dell’economia e non dei popoli.

Non festeggio questo sistema finchè non si tornerà a parlare di persone e non di rapporto deficit/PIL, di Nazioni e non di spread, di libertà e non di folli normative limitative.

Alessio Ercoli

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