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ECONOMIA | 10 gennaio 2017, 22:20

Le banche non forniscono le fidejussione e gli esodati del casinò sono senza stipendio

Il pubblico non è in grado di gestire il casinò, ma può metterlo in condizioni di ben operare. Basta volerlo senza pensare che sia una cassaforte elettorale

Le banche non forniscono le fidejussione e gli esodati del casinò sono senza stipendio

Si sente odore di carica dei 40. Nelle prossime settimane, stanchi di stare a casa senza stipendio, gli esodati del casinò potrebbero chiedere di essere reintegrati nel posto di lavoro. Sono i lavoratori del rouge et noir, che per ridurre i costi di gestione del casinò, sono stati mandati a casa per via della legge Fornero. Un’operazione che costa circa 8 milioni di euro.

Intanto la Commissione La Torre continua a convocare manager per farsi un’idea su cosa fare per rilanciare il casinò: Ma la cosa sarebbe più semplice di quanto possa sembrare: la Commissione non se ne occupi più. Se continua così la Commissione La Torre organizzerà anche una seduta spiritica per audire anche i morti che in vita hanno gestito alla grande il nostro casinò.

Stupisce però che nell’elenco – peraltro lungo – degli audendi non figurino le organizzazioni sindacali con le quali, volenti o nolenti, qualsiasi gestione deve fare i conti. Si ha l’impressione che la Commissione voglia tirarla alla lunga per arrivare al 2018 e passare la palla ad un altro Consiglio Valle. Nel frattempo gli esodati  sono a casa senza stipendio perché fino a quando le banche non rilasciano le fidejussioni all’Inps l’istituto non paga.

Ma prima o poi sarà necessario concludere l’operazione esodati. Se così non sarà allora assisteremo al rientro dei lavoratori che hanno scelto di uscire per contribuire al risanamento delle passate gestioni andate a patrasso anche per via, come è stato detto nel corso di un’audizione, dal fatto che dal commissariamento nel 1994 agli anni a cavallo del 2000 furono assunte oltre 200 persone. I fatturati già cominciavano a dare segni di cedimento; ma il casinò arrivò a oltre 800 dipendenti, aiutando sì l’occupazione ma pagando un prezzo altissimo in termini economici.

Il casinò deve essere ripulito da orpelli, similoro, oro falso, incapaci, raccomandati, dai politicizzati dalla politichetta; poi si può affidare la gestione a privati attraverso un bando che preveda tutele per i lavoratori e salvaguardi i rapporti con il territorio ma che esclusa la politiche ed i politichini da ogni rapporto con la gestione della casa da gioco.

A queste condizioni privatizzare si può. E c’é anche chi è interessato. Basta solo volerlo. Basta solo lasciare fare a chi sa fare senza intromissione della politichetta e dei politichini perché loro, politichini e politichetta, non riescono a capire che comunque vada, se si vuole far vivere il casinò, per almeno due anni di soldini se ne dovranno mettere parecchi.

Il pubblico non è in grado di gestire il casinò, ma può metterlo in condizioni di ben operare. Basta volerlo e abbandonare l'idea che il casinò sia una cassaforte elettorale.

p.m.

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