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In Breve

| 13 dicembre 2016, 09:30

Siamo stanchi dei bla bla bla

Siamo stanchi dei bla bla bla

Non intendo commentare il risultato referendario, persone ben più competenti lo stanno facendo da giorni, ammesso che qualcuno che li ascolti ancora. I Paesi esteri si sono mostrati indifferenti alla cosa e persino i mercati finanziari hanno finto di spaventarsi per mezza giornata tanto per dare un minimo d’importanza a una questione che ci ha impegnati fino allo sfinimento per mesi, salvo poi non interessare nessuno.

Anche il fatto che ne sia seguita una crisi politica non sembra averci scosso più di tanto, noi italiani siamo abituati alle crisi di governo come al ferragosto, ci mettiamo buoni ad aspettare che smaltisca la coda a Palazzo Chigi e qualcosa prima o poi ne viene fuori. Che poi per noi sia un bene oppure no è tutto da vedere, di solito non ci sono ripercussioni sul nostro miserando vivere, i giochi si fanno ai piani alti senza che nessun si preoccupi di cercare soluzioni alle tribolazioni quotidiane della gente comune.

La vera novità di questa consultazione elettorale è, a mio modesto parere, un’altra e non di poco conto. Il risultato del voto è stato eclatante, nessuno ha potuto negarlo. Quasi nessuno ha tentato di passare per il vincitore ad ogni costo, quasi nessuno ha tirato fuori la spiegazione facile del voto di protesta. Questo voto, superiore in partecipazione a molte delle consultazioni degli ultimi decenni, ha lasciato basiti tutti, in primis ovviamente il premier, ma soprattutto ogni compagine politica che da questo referendum sperava di guadagnare il trampolino di lancio per il governo.

Quale è stato il vero mutamento? Che per una volta gli italiani pare abbiano votato con la testa e non con la pancia. I giochi erano sempre sembrati semplici: prometti qualcosa di sensazionale (80 euro a poche migliaia di cittadini, l’abolizione di alcuni balzelli invisi ma che pure facevano vivere i comuni, concorsi dai numeri mirabolanti ma che davano lavoro a pochi, ecc) e subito tutti saranno con te, ti chiederanno di custodire le loro vite come un nume tutelare dai poteri taumaturgici.

Ci siamo bevuti di tutto, ogni personaggio apparisse sulla scena politica promettendo freschezza giovanile (ma neanche poi tanto) e rinnovamento è stato accolto come un messia ed ha avuto il voto incondizionato. La cosa ha assunto anche un nome dalle connotazioni non proprio edificanti, “populismo”. Ma della demagogia  che ne era il vangelo ci siamo beati vagheggiando paradisi fiscali, case facili per tutti e lavoro a gogò, senza chiederci  quanto queste promesse fossero realizzabili.

Lungi dallo scommettere sulla cosa, quello odierno sembra un risveglio, brusco e traumatico quanto vuoi, ma sintomatico: ci siamo stancati dei “bla bla” seducenti, alle parole altisonanti ma vuote abbiamo opposto un “basta!” chiaro e netto, vogliamo fatti e non parole, soluzioni e non sogni ad occhi aperti.

Naturalmente qualcuno cerca comunque di cavalcare questa nuova onda demagoga, ma a ben guardare adesso lo fa con circospezione, un passo avanti e due indietro per captare le reazioni della gente. Ecco, appunto, la gente, cioè noi tutti: spero vivamente che sapremo rinnovare questa nostra capacità ai prossimi appuntamenti elettorali, quali che siano. Smettiamo di dare fiducia “di pancia” a chiunque sappia raccontare fole con disinvoltura, se vogliamo divertirci abbiamo i comici, se vogliamo sognare abbiamo il cinema e i poeti.  Noi italiani dobbiamo imparare a far politica, seria e fattiva. Politici responsabili ce ne devono pur essere, vogliamo imparare ad individuarli tra i clown di cui ci siamo circondati per ingenuità valutativa? Abbiamo messo loro paura e abbiamo dimostrato che sappiamo smascherarli e mandarli a casa se non ci rispettano. La pancia possiamo finalmente riempircela se usiamo la testa.

panta rey

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